Piccolo, brunastro e con un inconfondibile bavaglino rosso che lo rende riconoscibile anche ai meno esperti. Stiamo parlando del Pettirosso, Eritachus rubecola, un piccolo passeriforme che da sempre allieta i nostri inverni con il suo canto così melodioso da essersi meritato negli anni il soprannome di “Chopin dell’aria”.

Dal carattere vivace e curioso, il suo temperamento lo porta spesso a vivere a stretto contatto con l’uomo occupando siepi, parchi cittadini e i giardini delle nostre case.

Forse è proprio per questi motivi che questo piccolo uccellino rappresenta da sempre una presenza costante in storie e tradizioni popolari.

Nella cultura norrena infatti esso era il simbolo di Thor, il dio del tuono, mentre nella tradizione britannica al pettirosso spetta il compito di seppellire i morti senza sepoltura nei boschi.

Ma è nel cristianesimo che troviamo la maggior parte delle leggende ad esso associate, alcune delle quali danno delle spiegazioni originali al suo inconfondibile aspetto.

Secondo la più famosa infatti originariamente il pettirosso era completamente grigio fino a quando un individuo, vedendo Cristo soffrire sul Golgota, si ferì cercando di liberarlo dalla sua corona di spine macchiandosi di rosso il petto. Gesù allora per ringraziarlo gli lasciò quel colore per sempre in modo tale che chiunque lo vedesse potesse riconoscerne da lontano la generosità e l’altruismo.

I riferimenti al pettirosso non si fermano certo qua e anzi si ritrovano in quasi tutte le epoche, compresa la nostra, segno che questo piccolo uccellino continua ancora ad essere un nostro fedele compagno.