Galeria Antica

Monumento Naturale con una storia misteriosa

Nel comune di Roma, precisamente nella zona di Santa Maria di Galeria , sorge un piccolo borgo ormai abbandonato da tempo e che è centro di diverse leggende. Arrivarci non è semplice in quanto è posto nell’entroterra ed è immerso nella vegetazione, l’unico modo è chiedere ai passanti della zona e sicuramente andare con un mezzo personale.

Le informazioni che si hanno sul borgo sono vaghe ma molto intricate, a partire dalla storia della sua fondazione. Esistono infatti due versioni: una prima che vuole che questo sia stato fondato dai Galerii popolo molto antico e sconosciuto dei quali non abbiamo notizie; la seconda, e anche più attendibile, è che sia stata fondata dagli Etruschi i quali, secondo le fonti, la chiamarono Careia e la utilizzavano come avamposto di guardia. Ad aumentare le conferme del passaggio di questo antico popolo, è la presenza nella zona di alcune piccole necropoli con tombe a camera ed alcuni resti di mura all’interno dell’abitato. Come riportato dai pannelli esplicativi che si trovano all’interno dell’area, dopo il declino degli Etruschi fu colonizzata dai Romani, come testimoniano alcuni archi a sesto acuto. Galeria antica decadde sotto la spinta delle invasioni germaniche, per essere ripopolata solo nel medioevo. Papa Adriano I, infatti, nel corso dell’VIII secolo d.C. mirava ad espandere i confini dello Stato Pontificio e per questo fondò una Domusculta (tipologia di “azienda agricola” mirata a ripristinare aree orami abbandonate), proprio a Galeria, la quale venne poi successivamente trasformata da Papa Gregorio IV nell’ 840 d.C in Curtis: un insieme di terreni, case, aree agricole ma anche terme palestre ecc… .

Poco più tardi, i Saraceni invasero le coste tirreniche e rasero al suolo la città, da questo momento l’antico borgo inizia a passare di mano in mano a molte famiglie importanti: durante la metà del XIII secolo alla famiglia Orsini i quali la ricostruirono. Il declino di Galeria coincise con l’avvento della famiglia Sanseverino, la prima delle sette Casate del Regno di Napoli. La città mutò il proprio aspetto da centro fortificato a semplice tenuta agricola,  ma via via gli abitanti iniziarono a diventare sempre meno. Il calo di abitanti culminò con l’arrivo della malaria durante il XVIII secolo, un’epidemia che infestò l’intero Agro Romano e Galeria fu completamente abbandonata nel 1809.

Ciò che ha incuriosito gli studiosi e i curiosi è che gli abitanti della città, a partire dagli inizi del XIX secolo, fuggirono con particolare precipitosità. Vennero lasciati attrezzi, suppellettili ma cosa più sconvolgente i cadaveri sui carri che avrebbero dovuto seppellire lontano dalla città. I corpi furono rinvenuti qualche anno dopo l’abbandono e gli venne data una sepoltura solo mezzo secolo più tardi. Gli abitanti che fuggirono da Galeria si trasferirono solo ad un chilometro dalla città e fondarono un nuovo borgo: Santa Maria di Galeria Nuova.

Oggi dell’antica città di Galeria restano solo alcuni ruderi che sono stati quasi totalmente inglobati nella natura circostante, alcuni alberi si sono uniti con i resti di mura andando a creare degli effetti molto suggestivi (vedi foto). Durante il periodo medioevale, all’interno della città sorgeva un castello di cui restano poche rovine e annessa a questo, era presente la chiesa di San Nicola di cui resta in piedi solo parte del campanile del XVIII secolo. La Regione Lazio, anche per la presenza di una folta vegetazione, nel 1999 l’ha nominata Monumento Naturale. Quello che è certo è che chi la visita, viene subito avvolto da un’alone di mistero e di curiosità, il tutto sembra essersi fermato nel tempo. Addentrarcisi non è semplice e nemmeno totalmente sicuro in quanto il terreno si presenta scosceso e particolarmente irregolare. Si sconsiglia di andare con il buio e con bambini piccoli in quanto è una situazione molto “selvaggia”.

Foto di Giulia Belfiori

1 comment

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1 Comment

  • Marco
    13 Novembre 2020, 20:57

    È interessante sapere come ancora esistano luoghi dei quali si conosce poco o nulla. Riportarli all’attenzione puó essere utile per capire ancor meglio la storia del popolo che lo ha abitato

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