Chiesa di Sant’Agnese in Agone a Roma

Sant’Agnese in Agone a piazza Navona a Roma

Chi è stato a Roma, anche per poco tempo, sarà capitato molto probabilmente in una tra le piazze più belle della città: Piazza Navona.

Si tratta di uno straordinario complesso urbanistico della Roma barocca, ma con radici ben più lontane, provenienti dallo Stadio di Domiziano (81-96 d.C.). Era considerato uno degli edifici più importanti dei suoi tempi, fu utilizzato probabilmente fino al V sec., quando iniziò anche la decadenza della città. Tra i fornici in rovina sorsero le chiesette dedicate a Santa Caterina e Sant’Agnese. Nella metà del quattrocento una parte della famiglia Pamphilj, trasferitasi da Gubbio a Roma acquistò una piccola residenza su via dell’Anima alla quale furono successivamente accorpate alcune costruzioni limitrofe al fine di costruire un palazzo di rappresentanza.

Secondo la tradizione, Agnese nacque da genitori cristiani nel III secolo. La data della sua morte è incerta, qualcuno la colloca tra il 249 e il 252 d.C durante la persecuzione dall’imperatore Decio, altri la collocano nel 304 d.C durante la persecuzione avvenuta sotto Diocleziano. Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, venne denunciata come cristiana dal figlio dell’allora prefetto di Roma, invaghitosi di lei ma respinto. Alla piccola ragazza toccò una sorte molto dura: venne esposta nuda in quella che oggi è proprio piazza Navona e arsa viva, ma le fiamme si spensero per le orazioni della fanciulla , fu allora trafitta con un colpo di spada alla gola, modo in cui si uccidevano gli agnelli. Il cranio della Santa martire venne esposto dal IX secolo nel Sancta Sanctorum, la cappella papale del Laterano, per essere poi traslato da papa Leone XIII nella chiesa di Sant’Agnese in Agone. Tutto il resto del corpo, giace nella basilica di Sant’Agnese fuori le mura in un’urna d’argento commissionata da papa Paolo V.

Già nel corso del IV secolo il culto della santa acquisì importanza come si apprende dalle fonti dell’epoca redatte dal vescovo di Milano Ambrogio (374-397), papa Damaso (366-384) e il poeta Prudenzio.

Arriviamo all’attuale chiesa posta di fronte alla famosa Fontana dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini. Della prima costruzione non sappiamo molto, l’oratorio dell’antica chiesa dedicata alla Santa fu ingrandito e trasformato da papa Callisto II in una piccola basilica nel 1123 con l’ingresso principale nell’odierna via dell’Anima e l’abside verso il ”campus Agonis”, il campo di gara dello Stadio di Domiziano. Nel 1651 Innocenzo X Pamphilj, portata a termine la costruzione del palazzo per la famiglia in piazza Navona e pensò a una nuova costruzione nel luogo dell’antica chiesa di Sant’Agnese contigua al palazzo stesso. L’incarico venne affidato all’architetto Girolamo Rainaldi e i lavori iniziarono nel 1652 e il 3 settembre dello stesso anno iniziò la demolizione della vecchia Sant’Agnese.
Il Rainaldi, che diresse i lavori di costruzione con il figlio Carlo, progettò un edificio a pianta centrale a croce greca con cupola senza tamburo, preceduta da vestibolo e grandi nicchie nei pilastri all’incrocio dei bracci e la facciata rettilinea, con due torri laterali collegata alla piazza da un ampia gradinata. L’anno successivo, il pontefice sollevò il Rainaldi dall’incarico affidando i lavori a Francesco Borromini, il quale progettò l’eliminazione del vestibolo e la costruzione ai lati della facciata di due bassi campanili, un tamburo per la cupola la quale poi culminasse con una lanterna contornata da sedici colonne.
Alla morte del Pontefice nel 1655, il suo successore Alessandro VII costituì una commissione che indagasse sugli eventuali errori del Borromini. I rapporti tra il Borromini e la committenza divennero sempre più difficili fino all’abbandono dei lavori da parte dell’architetto. Difatti poco dopo venne chiamato a portare a termine i lavori, Carlo Rainaldi che alterò il progetto borrominiano apportando significative modifiche alla lanterna e ai campanili, eliminando così tutta la fantasia espressa dall’architetto.
Nel 1667 Donna Olimpia Maidalchini, vedova del fratello di Innocenzo X, incaricò il Bernini dei lavori di finitura generale, mentre Giovanni Maria Baratta eseguì i campanili e Giuseppe Baratta la scalinata. Le modifiche apportate dal Bernini riguardarono soltanto l’interno. La cupola è affrescata con l’ Apoteosi di Sant’Agnese, iniziata nel 1670 da Ciro Ferri e terminata dopo la sua morte nel 1689 da Sebastiano Corbellini . I pennacchi della cupola furono dipinti con le virtù cardinali (1662-1672) dal protetto del Bernini, Giovanni Battista Gaulli. L’interno è circondato circonferenzialmente da capolavori barocchi scultorei in marmo , dedicati ai singoli santi martiri. Ci sono quattro altari nei pilastri con rilievi, insolitamente disposti in nicchie semicircolari.

Tra il 1852 e il 1853 furono eseguiti lavori all’interno della chiesa e su disegno di Andrea Busiri Vici vennero realizzati 8 grandi finestroni in ferro. E agli inizi del 2000 si dovette intervenire con delle operazioni di restauro in quanto la chiesa e le decorazioni risultavano particolarmente annerite e rovinate.

Dall’interno della bella Chiesa barocca di S. Agnese in Agone si può accedere nel sotterraneo, dove secondo l’antica tradizione, si trovava uno dei lupanari dello Stadio di Domiziano. Scendendo le scale della Cripta ci si trova di fronte un’opera dell’Algardi raffigurante S. Agnese con un Angelo.

Esistono alcune leggende legate alla Fontana dei QUattro Fiumi citata in precedenza, che la tradizione popolare attribuisce alla rivalità tra Bernini e Borromini: si crede che la statua del Rio de la Plata tenga alzato il braccio nel timore di un crollo della chiesa e che ugualmente la statua del Nilo si copra il volto per non doverla vedere. Si tratta di una semplice leggenda, poiché la fontana fu realizzata prima della chiesa, tra il 1648 e il 1651, mentre Borromini sopraggiunse nel cantiere di Sant’Agnese intorno al 1653.

Foto Giulia Belfiori

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