Oggi affrontiamo l’origine di uno dei miti più famosi, comuni e utilizzati della storia, la Fenice; il mitologico uccello che alla fine del suo ciclo vitale prende fuoco e risorge dalle sue stesse ceneri. Una leggenda talmente suggestiva da resistere fino ai giorni nostri e addirittura comparire in colossal cinematografici, manga giapponesi, o comics americani.  Uno dei tanti miti che ci fornisce l’aspetto di questo fantastico animale è quello greco che lo descrive di aspetto simile a un’aquila reale con un piumaggio splendidamente colorato, presenta il collo e ali in parte dorate, le piume del corpo di un rosso brillante, la coda azzurra e rosa ed un becco affusolato. Il motto della Fenice è “post fata resurgo” che tradotto vuol dire proprio “dopo la morte torno ad alzarmi”.

Quello che forse in molti non sanno è che una delle tante storie sull’origine di questo mito è legata a un uccello che possiamo trovare anche nel nostro paese: il Fenicottero rosa. Il nome scientifico del suo genere infatti Phoenicopterus in greco vuol dire proprio “dalle penne rosso fuoco”; persino il suo nome in francese flamant rose e quello inglese flamingo ricordano le fiamme e il fuoco. La cosa più spettacolare che lega i fenicotteri al fuoco è il lago di Natron in Tanzania, di origine vulcanica dove ogni tanto questi uccelli si spingono a deporre le uova e dove qualche schiusa dalle ceneri potrebbe avere originato il mito . Questa chiaramente è solo una delle ipotesi di come si sia originato il mito della fenice. Per provare a vederli, in totale rispetto, in Italia ci sono tante oasi, zone costiere e paludi dove poterli trovare principalmente in autunno e inverno.

Il mito della fenice risulta ai giorni nostri ancora di forte impatto, che ispira fiducia per tempi migliori, di una rinascita dopo un lungo periodo di buio.

Foto di Francesco Simonetta