Il cammino degli Eremi sul Monte Soratte

Tra storia e natura

Vides ut alta stet nive candidum Soracte” 

Ad Thaliarchum, primo libro della raccolta di Odi di Orazio.

Vedi come il Soratte si erge candido per l’alta neve“, così Orazio parla del profilo del Monte Soratte in una racolta di Odi.

Il nostro percorso parte proprio da qui, dalla montagna alta 691 metri, nel comune di Sant’Oreste a circa 45 km da Roma: il monte è costituito da un massiccio calcareo avente delle pareti molto ripide presso la cima, mentre le pendici risultano più dolci e ricoperte da una fitta vegetazione. Dal paese di Sant’Oreste si sviluppano vari sentieri che consentono di raggiungere la cresta e attraversare la montagna. Caratteristica del luogo sono i Meri, tre grandi voragini di origine carsica, che si trovano alla base orientale della montagna. Guardando le pendici è possibile osservare come le valli assumano il tipico aspetto di un antico fondo marino, risalente al periodo Pliocenico, durante il quale il Soratte emerse come un’isola.

Salendo verso la cima è possibile prendere diversi sentieri, ben segnalati e ognuno presenta livelli di difficoltà diversa. Consigliamo di andare ben preparati in quanto, se si decide di batterli tutti, ci vorranno diverse ore a seconda del passo che uno tiene. ll monte Soratte è protetto da una riserva naturale e, per raggiungere gli eremi, in totale rispetto della flora e fauna, è necessario lasciare l’auto e salire a piedi dal borgo montano di Sant’Oreste, lungo un’antica strada selciata.

Durante gli anni è diventato centro per il culto, fin dall’epoca preromana, da parte delle popolazioni dei Sabini, Capenati, Falisci ed Etruschi. Di una certa rilevanza è stato il culto di Soranus Apollo nel periodo romano e agli inizi del Cristianesimo, quando molti eremiti trovarono in questi luoghi le condizioni ideali per la meditazione. A testimonianza degli insediamenti a carattere religioso, sono conservati sei eremi alcuni dei quali tuttora utilizzati per celebrazioni religiose di S. Lucia, di S. Romana e della Madonna di Maggio. Alcuni eremi sono in stato di abbandono ma visitabili con la massima attenzione. Gli altri eremi sono aperti solo in alcuni giorni. La posizione degli eremi andrebbe collocata in un tempo lontano da noi di almeno 1700-1800 anni quando, all’interno del bosco, non vi erano strade ben asfaltate che ne permettevano il raggiungimento in pochi minuti.

Sulla cima spicca l’eremo più famoso: l’eremo di San Silvestro, per arrivarci ci vorrà almeno un’ora e passare per dei sentieri di media difficoltà. L’Eremo sulla cima del Soratte fu il rifugio di San Silvestro, scappato dalla persecuzione dei cristiani ai tempi di Costantino, prima della sua conversione. Siamo in torno al 300 d.C. quando Silvestro trasformò il luogo pagano, dedicato al Dio Sorano, in un luogo di culto cristiano. Grazie al legame tra Silvestro, che divenne Papa nel 314 fino al 335 d.C con il nome di Silvestro I, e l’imperatore Costantino che si deve la costruzione della basilica di San Pietro e di molte altre tra le basiliche tra le più importanti di Roma. Nell’ VIII secolo d.C l’edificio, che aveva forma basilicale, venne distrutta da Longobardi e ricostruita per volontà di Carlomanno.

Un’altro eremo importante visitabile lungo il percorso è quello di Sant’Antonio, di cui le prime notizie risalgono al 1532. Qui vi risiedeva il Superiore di tutti gli eremiti sparsi per i luoghi del monte. Oggi la Chiesa è in precaria stabilità ed un rapida visita all’interno ci permette di scorgere un interessante affresco seicentesco nel quale si legge ancora una crocefissione.

Per apprezzarne tutti i dettagli e gli eremi posizionati anche dentro i boschi, vi consigliamo di dedicare un’intera giornata al Monte Soratte per prendervi tutto il tempo che merita per una giusta e corretta fruizione del luogo. Come sempre, vi invitiamo a portare rispetto ai luoghi e alla natura che visitate, in modo da mantenerlo intatto in tutta la sua bellezza.

Foto di Giulia Belfiori

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