Santa Prassede a Roma

Santa Prassede a Roma

Un gioiello bizantino poco conosciuto.

La basilica di Santa Prassede si trova a Roma, in prossimità della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore; l’entrata principale è in via San Martino ai Monti, mentre l’entrata abituale, ma secondaria, si trova sul lato destro dell’edificio, che dà proprio su via di Santa Prassede. La leggenda ricollega il titulus a quello di S. Pudenziana, anch’esso alle pendici dell’Esquilino: si racconta che le due Sante fossero sorelle e figlie del senatore Pudente che, secondo la tradizione, avrebbe ospitato San Pietro il quale sarebbe rimasto presso l’abitazione del Senatore per circa sette anni.

“Anche se effettivamente si tratta di un accostamento successivo, che si sforza di chiarire l’identità originaria delle fondatrici attribuendo loro un ruolo nell’universo religioso dell’epoca attraverso una datazione alta della fondazione, si può concludere che la leggenda nata nel VI secolo, conservi il ricordo di un’antica fondazione riconducibile al V, come confermano le fonti antiche.”

H. Brandenburg, Le prime chiese di Roma, IV – VII secolo, Jaca Book, p.212

La chiesa infatti viene citata in un’iscrizione funeraria dell’anno 491 di uno dei presbiteri proveniente dalla catacomba di Ippolito, e dalle sottoscrizioni del sinodo romano del 499, dove viene menzionata come titulus Praxedis. Viene restaurata per opera di papa Adriano I (772-796) e successivamente restaurata da papa Pasquale I (817-824). L’architettura esterna della chiesa, a seguito delle numerose ristrutturazioni e della integrazione nel tessuto urbano, non è più visibile. Si può godere della bellezza interna decorata con numerosi mosaici paleocristiani, realizzati proprio sotto Pasquale I.

Per via della pianta della basilica, lunga oltre 41 m e larga 25m, con transetto e colonnati architravati nella navata maggiore, è evidente l’intento di emulare il modello delle grandi basiliche imperiali di S. Paolo e S. Pietro. Si presenta a tre navate

Ci investe con il suo splendore il mosaico dell’abside e dell’arco absidale. Nell’abside troviamo raffigurati Cristo tra le nubi e le martiri Prassede e Pudenziana, le quali porgono la corona del martirio accompagnate da Pietro e Paolo. Presenti nel mosaico anche san Zenone e il papa fondatore. Nella parte inferiore del mosaico absidale sono rappresentati 13 agnelli. Al centro è Cristo, Agnello pasquale, posto su una piccola altura da cui sgorgano i quattro fiumi del paradiso, che scorrono nella direzione dei quattro punti cardinali.  I sei agnelli per lato, che guardano in direzione dell’Agnello-Cristo, raffigurano i dodici apostoli e ai lati, la rappresentazione della città di Betlemme (a sinistra) e Gerusalemme (a destra). L’impostazione data richiama un altro famoso mosaico, quello che si trova nella chiesa dei Ss. Cosma e Damiano di trecento anni più antico. Invece il mosaico dell’arcone absidale, con l’adorazione dell’agnello da parte dei ventiquattro vegliardi dell’apocalisse, appare una variante del mosaico di S. Paolo fuori le mura, commissionato da Galla Placidia. L’iconografia dell’arco absidale fa riferimento al libro dell’Apocalisse: al centro, all’interno di una città stilizzata (che rappresenta la Gerusalemme Celeste), sono raffigurati 21 personaggi. Spicca la figura di Cristo con una veste di color rosso, affiancato da due angeli; al di sotto di questi, a sinistra le figure di Maria e Giovanni Battista e a destra S. Prassede. Seguono anche qui i dodici apostoli e alle estremità si trovano Mosè (a sinistra) e il profeta Elia (a destra), e vicino a quest’ultimo la raffigurazione di un angelo, con in mano un libro, presumibilmente simbolo del Nuovo Testamento.

Mosaici dell’abside e dell’arco trionfale, di Giulia Belfiori.

La navata laterale destra ospita la cappella di San Zenone, con pianta cruciforme, che si presenta come un gioiello. L’interno è costituito da un piccolo spazio coperto da volta a crociera e con tre nicchie; le nicchie laterali furono aperte nel XIII sec per consentire di mostrare da lontano un’importantissima reliquia, collocata nel Sacello da Giovanni Colonna, l’allora Cardinale titolare di S. Prassede. La reliquia in questione è riconosciuta nella tradizione cattolica come la vera Colonna della Flagellazione di Gesù. Sulla parete d’ingresso è rappresentato l’Etimasia, ovvero il trono del Regno di Dio vuoto ma pronto ad essere occupato dal Messia al momento della sua seconda venuta. Pietro e Paolo lo indicano ai presenti. In alto, sulle pareti laterali, si vedono a destra due Santi, guidati da S. Giovanni, che procedono verso la parete di fondo ed a sinistra due Sante nello stesso atteggiamento, guidate da S. Pudenziana. In mezzo alle figure dei due gruppi si aprono false finestre, rivestite di mosaico originale. Il mosaico della volta rappresenta un Clipeo con Cristo Pantocratore sorretto da quattro angeli. Le quattro colonne che sorreggono la volta presentano capitelli anch’essi dorati, base ideale per gli angeli stessi.

Volta del sacello di S. Zenone, di G. Belfiori.

Insomma, è chiaro che la chiesa in questione rappresenti un gioiello per la città, forse poco conosciuto anche per via della posizione “poco a vista”. Noi vi abbiamo dato le indicazioni per andare a visitarla e vi consigliamo di osservare con minuziosità i dettagli. Se volete illuminare le volte e il sacello vi occorreranno delle monete, in modo da far brillare le tessere oro dei mosaici.

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