Il borgo di Monterano

    Una città abbandonata, palcoscenico delle opere di G.L. Bernini e di film come il Marchese del Grillo.

    Il Lazio è da giorni zona rossa, pur non potendoci muovere all’interno della regione, prima di questo periodo abbiamo compiuto diversi tour. Siamo andati presso l’antica città di Monterano, più precisamente presso la Riserva naturale di Canale Monterano la cui area protetta conserva un variegato patrimonio archeologico, naturale, etnografico e cinematografico. L’area protetta si trova tra i Monti della Tolfa e i Monti Sabatini nel territorio del comune di Canale Monterano, a 50 km circa a nord di Roma. Canale Monterano è il nuovo borgo di Monterano, oggi città fantasma, che si presenta come una delle città abbandonate più belle del Lazio la quale si differenzia grazie ai resti scenografici di un castello, di una chiesa, di uno straordinario acquedotto romano ad arcate e soprattutto grazie al territorio incontaminato.

    Monterano, abitato sin dall’età del bronzo, ha vissuto in epoca etrusca e in epoca altomedievale, un periodo eccezionale. In epoca etrusca Monterano è stato un importante caposaldo della giurisdizione di Caere, l’odierna Cerveteri e in epoca altomediovale è stato il capoluogo episcopale di una vasta diocesi che si estendeva dal lago di Bracciano ai monti della Tolfa. Le numerose tombe etrusche scavate in profondità nello sperone tufaceo su cui sorge la città e le ardite arcate dell’acquedotto romano, rappresentano una chiara testimonianza di una storia remota.

    Nella seconda metà del XVII secolo, Monterano fu acquistato dai famigliari di papa Clemente X Altieri, i quali incaricarono Gian Lorenzo Bernini, di riqualificare l’abitato per renderlo idoneo al nuovo ruolo di sede ducale. L’artista trasformò Monterano in una piccola capitale barocca con monumenti eccezionali e infatti, l’architetto ideò la chiesa, il convento e la fontana ottagonale di San Bonaventura e riordinò il Palazzo Ducale, al quale antepose la splendida fontana a scogli sormontata dalla statua del Leone chiamata “Capricciosissima“. Oggi sia la fontana ottagonale che la statua del Leone possono essere ammirate a Canale rispettivamente in piazza del Campo e all’interno del Municipio, mentre le loro copie fedeli sono state ricollocate nei luoghi originari a Monterano. Fra il XV e il XVIII il piccolo borgo di Monterano aveva tutto quello di cui aveva bisogno: un forno, due granai, quello di San Rocco e quello di Pizzinemi, anche due mulini. Alla fine del Settecento, durante gli anni della Repubblica Romana, Monterano, già devastata dalla malaria, fu colpita ulteriormente negli scontri tra le opposte fazioni degli insorgenti, sostenitori del Papa, e dei giacobini francesi, protettori della Repubblica. I suoi abitanti si trasferirono velocemente a Canale e a Montevirginio e da allora l’originale Monterano cadde in disuso.

    Facciata con leone del Palazzo Ducale, G. Belfiori

    Per tornare alla chiesa di San Bonaventura (1675-1676), di cui ormai sono presenti solo alcuni meravigliosi resti, è possibile vedere una profonda abside, nella quale probabilmente doveva esserci l’altare maggiore, mentre i bracci laterali accoglievano altri due altari e in ciascuno di questi si aprivano due cappelline, per un totale di sette altari, ognuno dei quali dedicato a un Santo. Alla chiesa si addossano le tre ali porticate del convento, delimitanti un cortile. Caratteristica attuale della chiesa è la presenza di un albero di fico secolare cresciutovi all’interno: il suo fusto è di quasi 3 metri di circonferenza, per 9 metri d’altezza e la sua chioma di foglie di circa 8 metri di diametro, si è sostituita al precedente soffitto, fatto di marmi e stucchi. Quest’albero è apparso anche nel film Il Marchese del Grillo di Mario Monicelli, come covo del brigante Don Sebastiano.

    Facciata della Chiesa di S. Bonaventura (1675-1676), G. Belfiori

    Grazie alla ProLoco di Canale Monterano, la piazza del borgo e le vie limitrofe si riempiono di artigiani, osti, musici, cavalieri, dame e arcieri generalmente nel periodo di maggio. La città abbandonata, inserita in un ambiente naturale di grande suggestione, sin dagli anni ’50 è divenuta set cinematografico per film del calibro di Ben Hur, Brancaleone alle Crociate, con Vittorio Gassman e Paolo Villaggio e, come detto in precedenza, ne Il Marchese del Grillo, con Alberto Sordi e Flavio Bucci.

    Ora Monterano, anche per via del particolare periodo, è più silenziosa che mai. Vi invitiamo almeno una volta ad andare a visitare questo bellissimo borgo fatto di storia, arte e natura sempre mantenendo un rigoroso rispetto per l’ambiente e per i resti archeologici.

    Per saperne di più: https://www.comune.canalemonterano.rm.it/https://www.facebook.com/pro.monterano

    Foto di: Giulia Belfiori

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