Il Passetto del Biscione: luogo della nascita del detto “Cercà Maria pe’ Roma”

Il Passetto del Biscione, luogo dove è nato il famoso detto Romano.

Chi non ha mai cercato Maria pe’ Roma, probabilmente non è mai stato nella città eterna o semplicemente non è del posto; infatti con questo detto si vuole enfatizzare la difficoltà nel trovare qualcuno o qualcosa. In pochi sanno che si tratta proprio della Vergine, Madre Misericordiosa. Il tutto nasce in un piccolo passetto; chiamato del Biscione che si trova a pochi metri da Campo de’ Fiori e che mette in comunicazione Piazza del Biscione e Via di Grottapinta. Fino a pochi anni fa, non si presentava nei migliori dei modi, a causa della vita notturna a Campo de’ Fiori e i vandali che l’hanno deturpato.

Nel 2014 Roberto Lucifero, direttore del Centro studi Cappella Orsini, ha finanziato il restauro. I restauri purtroppo non sono bastati per riportare all’originale splendore gli affreschi della volta, distrutti già a partire dagli anni 80 del ‘900, che infatti si sono dovuti ridipingere ex novo.

La storia di questo camminamento è molto antica: l’intera area, come riportato dai cartelli esplicativi posti lungo il passetto, sorge sulle vestigia di quello che era il Teatro di Pompeo, eretto tra il 61 e il 55 a.C dall’omonimo Console. La legge romana vietava la costruzione di teatri in muratura, per mantenere il carattere religioso che il teatro possedeva dalla tradizione greca; teatri provvisori in legno venivano costruiti soltanto in prossimità di luoghi di culto. Per portare a termine il suo progetto, Pompeo pensò di realizzare, su di un podio rialzato, un tempio dedicato a Venere Vincitrice: il Teatro poteva contenere fino a 17’500 posti.

In corrispondenza dell’attuale Torre Argentina, fece innalzare la Curia Pompeii, dove si tenevano le riunioni del Senato e dove Cesare venne pugnalato. Augusto, imperatore dal 27 a.C al 14 d.C, fece murare la Curia, ma il teatro rimase in uso fino almeno al V secolo d.C: Il teatro e il tempio vennero danneggiati da diversi incendi e gli li ultimi avvennero sotto gli imperatori Filippo e Carino (imperatore dal 283 al 285).

Nel Medioevo anche questo impianto divenne cava di materiali e fondamento di successivi edifici. Sulle rovine della cavea vennero edificate le dimore degli Orsini, la Chiesa Santa Maria di Grottapinta (chiusa dopo un fatto di sangue) e di Santa Barbara dei Librai. Santa Maria di Grottapinta venne ricavata da uno dei tanti corridoi e stanze che componevano il teatro e che dovevano essere anticamente affrescati con la volta ad arco.

La chiesa venne annessa al Palazzo degli Orsini , sul luogo dove sorgeva il tempio di Venere,la quale venne frequentata dai numerosi ospiti della nobile famiglia tra cui anche Lucrezia Borgia. La chiesa conteneva un’icona raffigurante la Madonna della Divina Provvidenza prodotta da Scipione Pulzone da Gaeta (1540-42), che venne poi spostata in un’edicola in un incavo del muro laterale che in epoca romna collegava la cavea del Teatro di Pompeo con l’esterno, chiamato Passetto del Biscione. Oggi l’icona è conservata nella chiesa di San Carlo ai Catinari, nei pressi di via Arenula

Il momento cardine fu il miracolo avvenuto il 9 luglio del 1796: la Madonna mosse gli occhi seguendo con lo sguardo la folla riunitasi intorno. Per dare quindi una sistemazione più dignitosa al tabernacolo che conteneva il dipinto, si chiuse uno degli ingressi che portava al passetto, rendendo ancor più nascosta l’immagine di Maria. Il detto quindi è strettamente legato al miracolo e all’affresco poiché i devoti dell’immagine sacra dovettero impegnarsi in un’ardua ricerca tra le stradine del centro storico per individuare il passaggio nascosto. Per trovare l’immagine di Maria Vergine bisognava quindi fare una vera e propria caccia al tesoro. L’artista Raffaella Curti è stata chiamata a realizzare un copia dell’immagine sacra, per sostituire l’originale.

Perchè proprio passetto del Biscione?

Sembra che ci possano essere due ipotesi: la prima lega il nome allo stemma della famiglia Orsini che presenta la figura di un’anguilla, e che è presente con il suo Palazzo; la seconda invece ritiene che esistesse un’osteria gestita da proprietari milanesi che esponevano lo stemma con il serpente della famiglia Visconti, signori di Milano dal 1277.

Foto di Giulia Belfiori

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