I danni ambientali “causati” dalla Tartaruga dalle orecchie rosse

I danni ambientali “causati” dalla Tartaruga dalle orecchie rosse

Spesso il danno lo creano gli esseri umani che non hanno le conoscenze adeguate per gestire determinate specie.

Le specie alloctone continuano a creare spesso danni gli ecosistemi in cui vengono introdotte. Abbiamo infatti già affrontato l’argomento parlando del fenomeno dei Parrocchetti Monaco e dal collare analizzando anche l’invasione dei nostri bacini di acqua dolce da parte del Gambero della Louisiana.

Se ve li foste persi, in fondo alla pagina troverete i link agli articoli citati!

La specie che andremo a incontrare oggi è molto più famosa delle precedenti; stiamo parlando della Tartaruga dalle Orecchie Rosse (Trachemys scripta elegans), ed è una delle tre sottospecie della Tartaruga Palustre Americana (Trachemys scripta).

Stiamo parlando della classica tartaruga d’acqua che fino a qualche anno fa veniva venduta ovunque: non solo nei negozi di animali ma anche in fiere e sagre. Il commercio di questo rettile ha toccato dei picchi talmente alti che si è stimato che fino agli anni 2000 circa 900000 esemplari all’anno arrivavano in Italia pronti per essere venduti.

Tartaruga dalle orecchie rosse, Foto di Francesco Simonetta

Come è nato il problema?

A differenza di molti altri animali, queste tartarughe venivano vendute senza le dovute premesse sul corretto allevamento e sulla loro biologia. Chi le acquistava finiva per ritrovarsi davanti a due possibili futuri:

  • Il primo scenario prevedeva un allevamento assolutamente scorretto con mangimi e sistemazioni che non permettevano agli individui giovani e fragili di sopravvivere.
  • Nel secondo caso le tartarughe che riuscivano a sopravvivere iniziavano a raggiungere dimensioni notevoli per essere allevati in casa.

Questo ha comportato un massivo abbandono e spesso le liberazioni avvenivano in laghetti, stagni di parchi urbani e più grave anche in corsi d’acqua appartenenti ad aree naturali protette.

Gli individui rilasciati erano soprattutto adulti in buona salute che avevano già passato la fase più fragile della loro vita ed erano pertanto nelle condizioni fisiche migliori per affrontare le mutevoli condizioni ambientali. Questo, unito al fatto che il numero di rilasci è stato anche costante nel tempo, ha reso questa specie molto comune e di facile avvistamento.

Cosa ha comportato l’abbandono massivo?

Anche in Italia è presente una testuggine di acqua dolce, la specie Emys orbicularis. Risulta fortemente minacciata dalla diminuzione del suo habitat e dall’inquinamento dei corsi d’acqua. Tra le minacce principali pare che ci sia proprio la competizione con la tartaruga americana che sembra essersi dimostrata ecologicamente più competitiva.

In particolare pare che riescano ad avere la meglio nelle contese sulle aree di basking, attività in cui le tartarughe si scaldano al sole per attivare il metabolismo, fondamentale per la vita di tutti i rettili. Inoltre sembra abbiano un range di temperatura più ampio in cui gli individui sono più attivi; sembrano essere anche cacciatori più efficienti soprattutto nel cacciare invertebrati di acqua dolce, fauna già minacciata da inquinamento e altri fattori

Questa invasione ha fatto si che negli ultimi anni il commercio e la detenzione di questa specie subissero delle forti regolamentazioni. La Tartaruga dalle orecchie rosse infatti rientra nella lista delle 100 tra le specie esotiche invasive più dannose al mondo.

Non è ancora chiaro quanto sia il potenziale riproduttivo e se, in assenza di rilasci continui da parte di allevatori incoscienti, possa essere considerata acclimatata. Ad esempio, casi di deposizione sono stati registrati seppur in condizioni molto particolari e questo rischia che possa portare il problema ecologico ad una dimensione maggiore.

F. Simonetta

Come comportarsi?

Da qualche anno, vanno denunciati sia il possesso che il decesso, e l’abbandono è assolutamente vietato. Vige anche l’obbligo di consegna presso strutture adeguate anche per gli esemplari trovati accidentalmente liberi.

Il caso in questione è solo l’ennesima prova di come spesso si prendano troppo alla leggera i delicati equilibri che governano gli ecosistemi e che quando si decide di accogliere un animale dentro la propria casa si debba valutare la cosa sotto tanti punti di vista, in primis il suo benessere, ma anche e soprattutto se si è in grado di prendere l’impegno che esso prevede.

Link utili:

Articoli:

Parrocchetti: https://www.pancultura.it/2021/04/29/i-parrocchetti-nelle-grandi-citta/

Gamberi della Luisiana: https://www.pancultura.it/2020/11/25/il-gambero-rosso-della-louisiana/

Foto Francesco Simonetta

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