L’ibis Sacro, dall’Egitto a una massiva espansione

Un’altra specie alloctona che sta lentamente distruggendo le specie autoctone.

Nello scorso articolo abbiamo affrontato le vicissitudini che stanno interessando l’Ibis eremita (Geronticus eremita), di come si stia lavorando in Italia e in Europa, per cercare di evitarne l’estinzione.

Oggi il protagonista è un suo “cugino” che sta vivendo un’avventura completamente diversa; diventando una specie alloctona e altamente invasiva nel continente europeo: l’Ibis sacro (Threskiornis aethiopicus).

Come si riconosce?

Come l’Ibis eremita, appartiene alla famiglia dei Threskiornithidae, infatti hanno alcune caratteristiche in comune: una testa priva di piume e il lungo becco ricurvo verso il basso che viene utilizzato da entrambi per scovare insetti e altri invertebrati nel terreno. Tuttavia la sua dieta è composta all’occorrenza anche da piccoli roditori, carogne e uova di altri uccelli.


E’ quasi interamente di colore bianco con le ali bordate di nero, molto visibili durante il volo, e zampe coda, becco e collo completamente neri.
Anche le dimensioni non sono troppo dissimili; con una lunghezza di circa 70 cm, un’apertura alare che può arrivare a 124 cm e un peso che si aggira intorno a 1-1,5 kg.

Da dove proviene?


Originario dell’Africa subsahariana e di alcune zone del Medio Oriente, ma la sua fama proviene storicamente dall’ antico Egitto. Difatti veniva venerato e mummificato per essere sacrificato al dio Thot: dio della Luna, della sapienza, della scrittura, della magia, della matematica e della geometria. La stessa divinità infatti veniva rappresentata con la forma di un uomo con la testa di un Ibis sacro.


Paradossalmente però la specie si è estinta proprio in Egitto all’incirca nel 1850; qui se ne sono completamente perse le tracce se non per un avvistamento non molto affidabile avvenuto nel 1864.

Quanto è pericoloso per le specie autoctone?

Da qualche decina di anni è possibile invece vederne in gran numero in diverse zone d’Europa, compresa l’Italia. Qui è nidificante e ha colonizzato in pochissimo tempo molte zone umide presenti nella parte più settentrionale e con avvistamenti anche in Toscana.


Data la velocità di espansione e la grande adattabilità è considerata una specie esotica invasiva e pare che possa avere tremendi impatti sull’avifauna autoctona.
E’ il competitore naturale di molte specie di zone umide come aironi e garzette per le risorse alimentari e per la lotta ai siti di nidificazione, unendosi alle garzaie dove esce spesso vincitore della competizione.


Un ulteriore danno da non sottovalutare è la sua voracità nei confronti delle uova di altri uccelli. In Francia, nel 200, pare che una sola coppia di Ibis sacri siano stati in grado di distruggere un’intera colonia nidificante di Beccapesci (Thalasseus sandvincensis) composta da circa 30 coppie. Sembra che situazioni simili si siano osservate anche nei confronti di Germani reali, Starne, Pavoncelle e Cavalieri d’Italia.

Dove si sta stabilizzando?


Sembra che la partenza della sua espansione europea sia da localizzarsi proprio in Francia dove, negli anni ’80 e ’90, alcuni individui siano fuggiti da zoo e giardini privati.

Secondo altri studiosi gli individui che nidificano in Italia sarebbero anch’essi fuggiti da giardini zoologici e privati ma situati direttamente in suolo italiano.

Per certo, la responsabilità, è da imputare alla mano umana. Bisognerà cercare di capire al più presto come affrontare il problema per evitare che diventi un pericolo per le altre specie presenti sul nostro territorio.

Foto di Francesco Simonetta https://www.instagram.com/zeppo_wildlife.nature/

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