Il ritorno del Falco Pescatore

Grazie al successo dei piani di reintroduzione, il Falco Pescatore sta tornando a ripopolare i nostri cieli.

Rapace legato alle zone paludose, stagni e fiumi dove caccia le sue prede. Il Falco Pescatore, a rischio di estinzione fino a poco tempo fa, sta lentamente sta ripopolando i nostri cieli.

Come si riconosce?

Si tratta di un grosso rapace appartenente all’ordine degli Accipitriformes e appartentente al genere Pandion, unico all’interno della famiglia Pandionidae.
L’aspetto è inconfondibile con il suo 1,8 m di apertura alare e una colorazione per lo più bianca nella parte inferiore e bruna su quella superiore. Il becco è uncinato e massiccio e gli occhi sono di un giallo intenso.

Di cosa e come si nutre?

Si nutre principalmente di grossi pesci che cattura sorvolando aree lagunari o marine e compiendo un movimento tipico di alcune specie di rapaci: “lo spirito santo”.

Consiste in una sosta in aria. Agitando velocemente le ali in modo da non muoversi, gli permette di stanziare e individuare la preda grazie alla vista acuta.

Individuato il bersaglio, il Falco pescatore si tuffa in acqua arpionando con gli artigli prede di notevoli dimensioni. che poi consumerà al nido o su alcuni posatoi.

Progetti di salvaguardia della specie


Il suo areale di distribuzione è molto ampio comprende Nord e Sud America, Eurasia, e Africa. La popolazione mediterranea, conta meno di un centinaio di coppie riproduttive distribuite tra Corsica, isole Baleari, Algeria e Marocco risultando vulnerabile sotto il profilo conservazionistico.

A questa popolazione andava aggiunta anche quella presente in Italia che scomparve tra gli anni ’50 e ’60, probabilmente per una persecuzione diretta.
In Corsica nel 1974, con appena 4 coppie nidificanti rimaste, si attivarono operazioni di conservazione che portò poi nel tempo ad arrivare a circa 30 coppie sull’isola.


Visti i successi, si pensò ad un progetto che interessasse anche le coste italiane.

A partire dal 2002 che interessava principalmente il Parco della Maremma in Toscana.
Dal 2006 si utilizza la tecnica chiamata hacking: si rilasciano giovani individui provenienti da una popolazione in salute e fatti passare da un centro di involo per circa un mese. Così facendo si tenta di generare in essi una filopatria, ovvero un legame col territorio in cui sono stati liberati, tale che al raggiungimento della maturità sessuale tornassero per la nidificazione.


Come popolazione donatrice è stata utilizzata proprio quella della Corsica: dall’inizio del progetto ad oggi ha partecipato con circa una trentina di pulli muniti di anelli.


Grazie a queste liberazioni finalmente nel 2011, dopo ben 42 anni dall’ultima documentazione, il Falco pescatore è tornato a nidificare su suolo italiano.

Dieci anni dopo questo avvenimento sono diventati ben sette i nidi di Falco pescatore in Italia: sei sono su suolo Toscano e uno in Sardegna.

Il progetto di reintroduzione sembra proseguire molto bene, con dei tentativi promettenti anche in Umbria.

Curiosità !


Per chiudere vi lasciamo anche una piccola curiosità di biomimesi. Nel 2010 l’Alfa Romeo, in occasione del suo centesimo compleanno, ha rilasciato un prototipo funzionante di un’auto sportiva coupè il cui design è ispirato al Falco pescatore.

Anche il nome dell’auto, Alfa Rome Pandion, prende ispirazione da questo animale, più precisamente dal genere a cui appartiene. Questo splendido design è valso anche il
premio come “auto più bella del salone” al Salone Internazionale dell’auto di Pechino.

Foto di Francesco Simonetta

Link al sito del WWF https://www.wwf.it/specie-e-habitat/specie/falco-pescatore/

Tutti i diritti sono riservati. Qualsiasi riproduzione, anche parziale, senza autorizzazione scritta è vietata. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche

Tutte le foto sono scattate in totale sicurezza per il fotografo e soprattutto per l’animale. Non sono stati utilizzati modi per attirarlo come cibo, trappole o richiami.

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